lundi 23 août 2010

Parking couvert...

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... pour place de stationnement individuelle et mobile!
La Suisse est toute petite!
Trop de voitures pour trop peu de parkings!
Mais tellement astucieux ces Vaudois!

vendredi 20 août 2010

Quand passent les hérons...

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... à la tombée du jour, devant La Vaudoise.

vendredi 13 août 2010

Incroyable !

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Vue pour la première fois au Tessin, à Bodio.
Locomotive Aev 6/6 des CFF à traction hybride, électrique et à vapeur. Ici, tractant un convoi Cargo remontant la Leventina en direction de Airolo. Le chauffeur a préféré utiliser la vapeur, probablement pour des raisons plus économiques qu'écologiques.
Et moi, je passais juste là, à cet instant, sous la pluie...

mardi 10 août 2010

Laghetto delle Pigne

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2278 m d'altezza.
8°26'56.27" E
46°29'33.65" N
Il toponimo è legato alla presenza di cave da cui un tempo si estraeva la pietra ollare, con cui si costruivano le pigne, ossia le tipiche stufe presenti in numerose località alpine. Ilse Schneiderfranken (1912-1987; dottoressa in scienze economiche), a pagina 123 del suo libro “Ricchezze del suolo ticinese”, Istituto Editoriale Ticinese, Bellinzona, 1943, scrive:
La pietra ollare detta da noi anche « giullia » o « sasso da pi­gne » è un aggregato composto di talco, serpentino, clorite, mica calcite, magnesite, tremolite e antofillite. È di color grigioverde, saponosa al tatto e possiede la qualità di assorbire molto lenta­mente il calore e di raffreddarsi pure lentamente; non fonde che a 1200°C circa. Da tempi remoti l'uomo se ne serve perciò per tagliarne delle lastre da stufe. Certe qualità, ancora molli dopo lo scavo, sono state adoperate per la lavorazione di pentole, di vasi, e d'altri oggetti torniti. Le pietre adatte per le lastre da stufe con­tengono soprattutto talco, clorite e magnesite; la pietra ollare della Valle Peccia invece, atta alla tornitura, ha una compo­sizione tutta diversa: contiene fino al 60 % di antofillite, tremo­lite e biotite.
Dall’altopiano delle Cave delle Pigne ammiriamo le pareti meridionali del Poncione di Cassina di Baggio, del Poncione di Maniò e della Forcella. Passiamo in prossimità del Laghetto delle Pigne e scendiamo poi in direzione est, fino alla Capanna Piansecco .
Raggiungiamo l’ospizio di All’Acqua scendendo lungo il sentiero del bosco.
Curiosità: il nome Bedretto deriva da Bedruedo e significa betulleto.

mardi 3 août 2010

Regardez bien cette tache !...

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... elle vient du Ciel.
Et comme toujours, c'est Dieu qui m'éclaire dans tout ce que je raconte!

dimanche 1 août 2010

Une grà à Moghegno (Valle Maggia)

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La "grà" é una cascina in sasso senza finestre, con una porta per piano e divisa in due da un graticcio in legno di castagno. Nella parte inferiore si accende il fuoco che sarà mantenuto acceso, con ceppi di castagno e “spüii” che sono le bucce di castagne dell’anno precedente, durante tutto il periodo di essiccazione. Nella parte superiore, sul graticcio quindi, viene messo uno strato di castagne di ca. 20-30 cm (nella "grà" presentata é possibile caricarne ca. 700 kg.). Quotidianamente bisogna “rügai sü” con un rastrello e tenere vivo il fuoco. Lo scarico della "grà" era una festa per la comunità, ancora oggi attira molta gente a Moghegno. Una manciata di castagne ancora calde viene battuta, in piccoli sacchi cilindrici di canapa che vengono fatti ruotare in aria, su un ceppo per distaccarne la buccia, questa attività piace molto ai bambini. I sacchi si svuotano nei "val" e con abili movimenti le castagne essiccate vengono separate dalla buccia e dalla sansa.Alla fine di questo processo le castagne secche hanno perso più o meno tre quarti del loro peso iniziale, possono essere conservate fino nell`estate dell`anno successivo e si possono consumare in vari modi (castagne bollite, al latte, marmellata, ... ). Le castagne essiccate potevano anche essere macinate tramite il mulino mosso da forza idrica. Per gli appassionati di meccanica é interessante sapere che il mulino di Moghegno funziona con una ruota orizzontale che trasmette quindi la forza dell`acqua tramite l`asse direttamente sulla macina: evitando così l`uso di complicati ingranaggi e materiali supplementari. Sembra che questo sistema sia stato importato dalla Toscana dove ne esistono in numero maggiore. La farina di "baròtt" (castagne secche) così ottenuta viene e veniva utilizzata per farne la "fiàscia" (castagnaccio valmaggese) descritto da Plinio Martini nel ricettario di Giudicelli e Bosia, "Ticino a tavola" . Naturalmente esistono e sono d`uso altri modi in cui si può consumare questa ottima farina (polentina, torta, lasagne, ... ). Castagne secche, essiccate alla "grà", farina di castagne, macinate dal mulino ad acqua e delle ottime “fiàsce” si possono comperare al mercatino natalizio dell` artigianato che si tiene presso il Centro Scolastico ai Ronchini d’Aurigeno nel mese di dicembre.
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Moghegno, 25 juillet 2010.